Settimana Sottopressione per i Mercati: Cosa Aspettarsi Ora?

Una settimana difficile per i mercati si conclude con una chiusura moderata degli indici azionari

La scorsa settimana si è chiusa con una moderata ripresa degli indici azionari, dopo un’impennata della volatilità registrata lunedì 5 agosto. Fin da metà luglio, gli indici azionari hanno segnato una serie consecutiva di ribassi, la più lunga dal settembre 2023. Crescono le preoccupazioni sul fatto che la Federal Reserve possa intervenire troppo tardi per abbassare i tassi di interesse, rischiando così di far scivolare l’economia in recessione. Il sell-off si è intensificato quando la Banca Centrale del Giappone ha aumentato i tassi di interesse, innescando un’impennata della volatilità che ha colpito lo yen e il carry trade, e a seguito del rallentamento della crescita dell’occupazione negli Stati Uniti. (Il carry trade è una strategia finanziaria utilizzata principalmente nel mercato valutario, che consiste nel prendere in prestito una valuta con un tasso di interesse basso per acquistare una valuta con un tasso di interesse più alto).

I mercati si sono mostrati molto sensibili al raffreddamento dei dati economici americani, e la reazione di lunedì è stata ampia. Solo con le richieste di sussidi di disoccupazione di giovedì i timori si sono attenuati. Il calo dei sussidi ha contribuito a rassicurare i mercati agitati, dimostrando che la forza lavoro statunitense non sta “crollando”, ma sta tornando al suo trend pre-pandemia, in linea con l’atterraggio morbido auspicato dalla Fed. Da metà settimana, le azioni hanno registrato un grande rimbalzo. Tutti i principali settori dell’indice S&P 500 sono avanzati, con l’indice che ha registrato il rally più grande da novembre 2022. Con il placarsi dei timori, i Titoli del Tesoro sono scesi, con il sell-off guidato principalmente dalle scadenze più brevi. Anche nel mercato delle materie prime, alcune commodities hanno subito una certa volatilità, per poi stabilizzarsi dopo i dati sui sussidi di disoccupazione statunitensi.

Il vero protagonista della settimana è stato il VIX, che lunedì 5 agosto ha toccato i 55 punti, un livello raggiunto solo durante le crisi più acute, per poi ripiegare già martedì a 27 punti, mostrando una volatilità che sembra essersi temporaneamente placata. Rimangono sullo sfondo, purtroppo, una serie di conflitti geopolitici che potrebbero alimentare la volatilità dei mercati.

Mercato Azionario

La scorsa settimana si è aperta con forti vendite sul principale indice americano, l’S&P 500, dopo che i due principali indici azionari del Giappone sono crollati di oltre il 12% nello stesso giorno. L’S&P 500 ha chiuso con un calo del 3%, per poi recuperare lentamente il giorno successivo, grazie ai recuperi in Asia, chiudendo la settimana con un calo quasi impercettibile dello 0,04%, rassicurato da un mercato del lavoro statunitense ancora robusto. L’indice rimane per ora sopra livelli soglia chiave che hanno contenuto la discesa, anche se è ancora inferiore del 5,74% rispetto ai massimi di metà luglio. Anche il Nasdaq ha recuperato nel finale di settimana le perdite registrate all’inizio, chiudendo con un leggero rialzo dello 0,4%. I titoli tecnologici sono stati duramente colpiti dal devastante sell-off di lunedì: basti pensare che il prezzo delle azioni di Nvidia Corp. è sceso del 15,5% in apertura, per poi recuperare il 14%. Simile l’andamento degli indici europei, con l’Eurostoxx50 in territorio positivo, mentre il nostro Ftse MIB ha chiuso con un calo dello 0,7%.

Mercato Obbligazionario

Nella settimana precedente, avevamo assistito a un grande rally dei titoli del Tesoro, alimentato dai timori che l’economia statunitense stesse scivolando verso la recessione e che la Fed dovesse iniziare a tagliare in modo aggressivo i tassi di interesse. Durante il sell-off azionario di lunedì, i rendimenti dei titoli di Stato a due anni sono tornati, per un breve periodo, al di sotto di quelli a 10 anni per la prima volta dopo due anni. Questa breve normalizzazione nei rendimenti ha chiaramente indicato che le preoccupazioni sulla crescita stanno ora alimentando le aspettative di una riduzione dei tassi a partire da settembre. Questa settimana, sarà fondamentale monitorare i dati sull’inflazione: ulteriori notizie su basse pressioni sui prezzi, dopo il dato incoraggiante di giugno, aumenterebbero la fiducia che l’inflazione sia sulla buona strada verso l’obiettivo del 2% della banca centrale. Intanto, tutti i rendimenti sono calati sul finire della settimana, ripercorrendo al ribasso l’aumento che si era verificato da metà luglio, seguendo i rialzi dei mercati azionari.

Materie Prime

L’oro si è stabilizzato nel corso della settimana, dopo essere stato trascinato nella violenta correzione di lunedì, insieme all’azionario e all’obbligazionario. Quando gli indici sono crollati, l’oro è stato venduto, nonostante la sua natura di bene rifugio, probabilmente perché utilizzato per coprire alcune posizioni di margine sull’azionario. I lingotti sono crollati fino al 3,2%, il più grande calo intraday dall’inizio di giugno, prima di ridurre le perdite, comportandosi come previsto. Il petrolio, invece, ha avanzato durante la settimana, sia perché aveva toccato minimi da sette mesi, sia per la chiusura della produzione del più grande giacimento della Libia, che ha rifocalizzato l’attenzione sul Medio Oriente. Il petrolio ha registrato un aumento del 3,90%.

Mercato delle Valute e Criptovalute

Il terremoto finanziario innescato dai deludenti dati americani di due settimane fa ha avuto ripercussioni anche sul mercato valutario. Lo yen ha registrato un rally di cinque giorni, destabilizzando il carry trade e accentuando le preoccupazioni già presenti sui deboli dati del mercato del lavoro statunitense. Il dollaro è rimasto invariato durante la settimana, sospinto da forze contrastanti, mentre il cambio euro-dollaro si è fermato sui massimi di periodo, intorno a 1,09. Anche le criptovalute non sono state indenni al contagio. Ether, la seconda criptovaluta dopo il Bitcoin, è stata una delle valute più colpite nelle ultime settimane. Il Bitcoin staziona intorno ai 58.131 dollari, dopo aver toccato un massimo di 73.835 dollari l’11 marzo di quest’anno.

Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario indipendente, www.pazzagliapartners.it




Condividi