PORDENONE – La Federazione delle Associazioni di Incontinenti e Stomizzati ha inviato una lettera alle autorità sanitarie e politiche per segnalare la grave situazione che stanno vivendo le persone con stomia nell’area di Pordenone.
“Vorremmo riportare nuovamente all’attenzione – comincia la missiva – la grave situazione che permane presso l’Ospedale di Pordenone e in particolare il centro stomizzati. Ancora oggi, infatti, l’ambulatorio risulta essere operativo un solo giorno a settimana per sei ore; una situazione insostenibile che non risponde minimamente al bacino di utenza sul territorio. Per fare un parallelo, le ore di apertura settimanali dell’ambulatorio di Pordenone sono pari a quelle di Tolmezzo con la differenza che il bacino di utenza di quest’ultimo è notevolmente più piccolo.
È evidente che qualcosa non torna, soprattutto per la scarsa considerazione di quello che è il percorso post-operatorio previsto a seguito di confezionamento di una stomia che rappresenta un momento fondamentale per la vita della persona stomizzata e del caregiver. Vale la pena ricordare che i primi sei mesi dall’intervento sono da considerarsi un vero e proprio periodo di training durante il quale la persona è esposta a diverse criticità come: variazione della stomia, presenza di punti di sutura e gestione di questi, reazioni cutanee allergiche o infiammatorie, eventuali ulcerazioni o ernie, scelta del presidio più idoneo”.
“Come è, quindi, possibile pensare – aggiunge la lettera – che un ambulatorio operante solo sei ore a settimana possa far fronte a tutto questo? Va aggiunto inoltre che anche i tempi di prenotazione di una prima visita sono in media di quattro/cinque mesi, con una finestra per le prenotazioni telefoniche di soli trenta minuti alla settimana. Qui non stiamo a riportare capricci personali, ma passaggi fondamentali che incidono in maniera decisiva sul percorso di vita di ogni singola persona stomizzata.
Inoltre, sembrerebbe che l’ambulatorio in questione non possa andare a regime per mancanza di operatori e a causa del periodo di pandemia. Ci permettiamo di sottolineare che, come associazione, abbiamo responsabilmente riconosciuto l’emergenza, ma riteniamo che l’attuale situazione consenta di affrontare il problema in maniera netta, anche facendo ricorso ad una riorganizzazione interna del personale. In più, ci riferiscono che nel nuovo ospedale in costruzione non sarebbe neanche prevista la presenza di un ambulatorio specialistico destinato alla nostra condizione”.
“Infine – conclude la lettera – con profondo rammarico dobbiamo constatare che tutte le comunicazioni inviate a chi di competenza sono state completamente ignorate. Questo non fa onore alle istituzioni sanitarie pubbliche che non solo sono tenute ad ascoltare i bisogni delle persone da assistere, ma sono chiamate a trovare soluzioni rapide ed efficaci. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, proponiamo pertanto in un incontro operativo al fine di giungere ad una soluzione condivisa per superare l’attuale, insostenibile, situazione.
In assenza di risposta ci riserviamo di attivare tutti i canali disponibili per sensibilizzare l’opinione pubblica”.