PORDENONE – Un importante snodo tra Occidente e Oriente che vede sempre più Pordenone nelle vesti di protagonista.
Fondamentale, in quest’ottica, il ruolo della logistica e, soprattutto, dell’Interporto che, a partire dalla primavera, potrà contare sul suo scalo ferroviario, consentendo, così, alle merci di transitare in ogni direzione, utilizzando come perno l’hub cittadino.
E dal momento che l’Europa dell’Est sta diventando un mercato di crescente importanza, nell’ambito dell’Interporto si sta sviluppando il Consorzio corridoio Italia Serbia, realtà attiva dal 2013(con l’Aeroporto di Ronchi, e i privati Zanardo Logistica e Tracev, oltre ad accordi di collaborazione con le Regione Fvg e Veneto e con Porto di Trieste), con l’obiettivo di creare un rapporto privilegiato tra il Nordest e i Balcani. Produzione e scambi commerciali, infatti, avranno sempre come baricentro quest’area continentale.
In Serbia ci sono oltre 600 imprese italiane che hanno bisogno di semilavorati e di portare qui prodotti finiti. In questi cinque anni il Consorzio ha avviato negoziati e trovato accordi con Serbia, Slovenia e Croazia.
“Sono stati fatti passi avanti – spiega Giuseppe Bortolussi, presidente del Consorzio, – al summit di Paesi balcanici a Trieste nel luglio scorso. Abbiamo avviato un tavolo con le ferrovie serbe che intendono proseguire nel progetto coinvolgendo anche i vertici delle ferrovie slovene e croate. Questo impegno è, poi, proseguito al meeting del settembre scorso a Lubiana con l’ambasciatore d’Italia”.
Il Consorzio è impegnato con il sistema delle imprese per cercare di organizzare flussi di traffico verso la nostra regione e Bortolussi, spiega che “come area interportuale, abbiamo tutte le carte in regola e la centralità per servire un territorio che fa dal Friuli Venezia Giulia alle province di Treviso, Venezia, Belluno, Rovigo. Si tratta di una grande area produttiva che opera da un punto di vista economico con l’est europeo”.
“Non dimentichiamo – rileva Bortolussi (è anche ad dell’Interporto) – che la logistica è un asset fondamentale per far girare l’economia. Solo in Serbia sono 600 le aziende italiane e le merci principali che circolano tra l’Italia e il paese dell’ex Jugoslavia sono semilavorati, ovvero prodotti che fanno un viaggio di andata e ritorno”.
Per queste ragioni, sono state coinvolte anche le autorità di Slovenia e Croazia, dove il trasporto su gomma è dominante, che, però, in futuro dovranno pensare maggiormente al trasporto su rotaia, vista la direttiva europea secondo cui almeno il 30 per cento di mobilità deve viaggiare su treno entro il 2030.