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sabato , 7 Dicembre 2024

Appello Teatro Verdi, facciamo lavorare artisti a sala vuota

PORDENONE – La programmazione del Teatro Verdi di Pordenone non si è mai fermata: dall’inizio del lockdown ad oggi sul suo sito e i canali Social è presente una ricca programmazione “on demand”, ideata e realizzata direttamente dal teatro con i suoi consulenti artistici. Se il Verdi è chiuso fisicamente, quindi, le sue porte sono sempre state spalancate per gli spettatori virtuali che quotidianamente attingono ai contenuti ideati appositamente in queste settimane.

Proposte per tutti i gusti e tutte le età, dai consigli di ascolto musicale, alle letture teatrali, fino alle favole e l’opera lirica per i più piccoli, anche con innovativi eventi multimediali interattivi. Un progetto artistico e di formazione che ha preso il via in queste settimane ma che il Teatro continuerà a perfezionare anche in futuro come modalità complementare alle tradizionali rappresentazioni dal vivo.

Il Verdi, però, adesso rilancia per spostare, sempre di più, l’attenzione sugli artisti.

«Il mondo dello spettacolo vive grazie alla presenza degli artisti, spiega il Presidente Giovanni Lessio, senza di loro non ci sarebbe spettacolo e non ci sarebbero i teatri. In questo momento ritengo che la priorità sia quella di rispondere in primis alle loro esigenze per poter garantire – soprattutto agli artisti più giovani, che non possono contare sulla notorietà o su una situazione economica già consolidata – nuove possibilità di lavoro e sostentamento».

Il Verdi di Pordenone lancia quindi un appello pubblico al mondo delle istituzioni e della cultura, perché agli artisti sia permesso di lavorare eseguendo le loro prestazioni direttamente sul palcoscenico del teatro, anche in assenza di pubblico. Una proposta concreta, a partire dal comparto musicale, che da sempre ha trovato nel Verdi un palcoscenico privilegiato per produzioni originali e per la valorizzazione dei giovani talenti.

Il teatro pordenonese si farebbe carico non solo di retribuire le performance, ma anche di registrarle in forma professionale per poi rilanciarla sui suoi canali web, se non addirittura in diretta streaming, ove vi fossero le condizioni.

Al primo posto, naturalmente, resterebbe il massimo rispetto delle disposizioni vigenti per la tutela della salute degli artisti e di tutto il personale coinvolto: l’osservanza delle distanze di sicurezza e un numero limitato di persone presenti. La finalità è quella di dare un segnale di attenzione ad una categoria che rischia, forse più di altre, di pagare un altissimo prezzo alla crisi causata dalla pandemia.
«Pur conscio che le attuali direttive nazionali e regionali non prevedono “aperture” per le attività di spettacolo, spiega ancora Lessio, credo che questo appello e queste proposte rappresentino un utile spunto di indirizzo verso quanto è ora indispensabile progettare per le prossime fasi della pandemia.

Per noi vorrebbe dire proseguire quanto abbiamo già progettato in queste settimane per fornire un primo segnale al mondo artistico, per rimarcare tutto il nostro appoggio al comparto, così come ribadire la vitalità della città di Pordenone che, non dimentichiamolo, si è candidata a Capitale Italiana della Cultura».

L’auspicio sarebbe anche quello di poter regalare alla città un evento di grande forza simbolica, tanto per il teatro che per il suo pubblico: festeggiare il prossimo 28 maggio il 15° anniversario dell’inaugurazione del Verdi con un concerto “open air” sulla scalinata d’ingresso del teatro. Ancora una volta con la registrazione per i canali web e l’eventuale possibilità di essere fruita in sicurezza da un pubblico contingentato e distanziato.

È una data di particolare valore per il Verdi anche per la coincidenza con il giorno in cui si sarebbe dovuto attribuire il Premio Pordenone Musica, nato proprio per la diffusione della cultura musicale.

«Se attendiamo un anno, un anno e mezzo, prima che l’artista possa tornare a svolgere il proprio mestiere, rischiamo davvero che il mestiere stesso sia messo in serio pericolo», spiega il pianista di fama mondiale e consulente artistico del Verdi Maurizio Baglini.

«Per far sì che domani, quando saremo tutti liberi dall’incubo del virus, ci sia un pubblico ancora più dinamico, eterogeneo, voglioso di ascoltare musica dal vivo, bisogna preservare la professione della figura dell’artista. L’artista per sopravvivere non può aspettare un aiuto economico, grande o piccolo che sia, da parte dello Stato.

Per esistere, per non spegnersi, deve potersi misurare con la performance dal vivo, che ci sia pubblico in presenza, o meno. Solo attraverso l’appuntamento ufficiale l’artista può migliorare, sentirsi motivato a continuare a studiare, a progredire.

Trovo quindi davvero opportuno che qualche illuminata Istituzione culturale possa pionieristicamente farsi carico, in questo momento, di questa missione sociologica fondamentale: permettere all’artista di continuare a suonare e ad essere retribuito per ciò che sa fare.

Solo così, domani – il più presto possibile, speriamo tutti! -, il pubblico sarà coccolato da una categoria professionale, quella degli artisti, pronta a restituire alla collettività tutta l’energia comunicativa che, da sempre, è pronto a dare. Il Verdi di Pordenone è una volta di più un passo avanti nell’ideare formule di educazione culturale innovative».

L’appello del Verdi ben si sposa con la sensibilità del pubblico pordenonese, che sta aderendo numeroso alla campagna nazionale #iorinuncioalrimborso, che abbraccia il mondo teatrale e che aiuta il Teatro a proseguire la sua attività culturale a distanza. Coloro che hanno deciso di rinunciare al rimborso del biglietto possono mandare una mail a [email protected],

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