Analisi intermarket
Questa settimana gli investitori hanno concentrato le loro attenzioni sull’inflazione statunitense, e in secondo piano sui dati del PIL del Regno Unito. Per quanto riguarda l’inflazione, le scommesse erano orientate su almeno un taglio dei tassi di grandi dimensioni quest’anno da parte della Federal Reserve, anche se non prima delle elezioni del 5 novembre. Il dato mostra che la grande impennata dei prezzi dei beni, come generi alimentari ed energia, è finita, ma l’inflazione dei servizi rimane, come da manuale, fastidiosamente elevata. Le speranze per un taglio dei tassi di 50 bp sono quindi definitivamente svanite? Guardando alla debolezza del dollaro e alla riduzione del rendimento dei Treasury a 2 anni, sembra che il mercato scommetta ancora su un taglio importante, ma lo sapremo giovedì 18. L’incertezza è stata presente fino a mercoledì, con i rendimenti obbligazionari in crescita, poi in inversione, e nuovamente in salita. Le azioni hanno iniziato la settimana in negativo, seguite però da un forte rally con cambi di direzione improvvisi. Questo dimostra quanto gli investitori siano nervosi in questa fase di mercato. L’indice VIX, l’indice della paura, d’altro canto ha registrato una forte discesa rispetto alla settimana precedente, un segnale finalmente di distensione.
Dal lato europeo, la BCE ha effettuato un altro taglio di 25 punti base, ma il suo approccio cauto all’allentamento ha finito per danneggiare la valuta comune piuttosto che aiutarla. La crescita nelle principali economie europee sta vacillando, il che potrebbe far precipitare l’inflazione più rapidamente del previsto. Finora la combinazione di crescita debole e tassi d’interesse elevati ha soffocato il potenziale della zona euro, e gli sforzi dell’ex presidente della BCE Mario Draghi per stimolare la crescita e la competitività di lunedì sono stati già respinti dalla Germania, lasciando il blocco vulnerabile a un ulteriore slittamento economico. Con la Cina in difficoltà, inoltre, le prospettive della zona euro diventano ancora più precarie. È per questo che nelle dichiarazioni di mercoledì 12 settembre, il direttivo della BCE è rimasto aperto alla possibilità di ulteriori tagli dei tassi alla prossima riunione di ottobre. Il petrolio stabile sotto i 70 dollari al barile.
Mercato Azionario
Giovedì, anche se mancava ancora un giorno alla chiusura settimanale, i risultati erano già molto positivi per Wall Street. Il rally ha aggiunto più di 1,3 trilioni di dollari all’indice S&P 500 il motivo è dovuto in parte all’apparente inevitabilità di un taglio del tasso da parte della Federal Reserve programmato per questa settimana. Tutti i principali indici azionari statunitensi sono aumentati, con le mega-cap e le small-cap che hanno superato il mercato a media capitalizzazione. Questo è stato inoltre alimentato anche dai dati macro con l’indice dei prezzi alla produzione (PPI), aumentato leggermente ad agosto dopo che i numeri del mese precedente erano stati rivisti al ribasso, confermando un’inflazione in attenuazione. In conclusione l’S&P 500 ha accelerato venerdì, chiudendo a +4%, ma in rispolvero anche il settore tecnologico con un +5,9% per il Nasdaq 100. Molto meno dinamica l’Europa, con l’Eurostoxx50 a +2,5% e il nostro indice a +0,8%. L’Asia, invece, è stata molto debole, con la Cina conferma i minimi degli ultimi tre anni.
Mercato Obbligazionario
I dati dell’IPC statunitense hanno mostrato un aumento dello 0,3% su base mensile ad agosto, superiore alle attese dello 0,2%, a causa della componente servizi. Tuttavia, nulla è ancora chiaro riguardo al ritmo dell’allentamento. I dati sull’inflazione di agosto, pubblicati poche ore dopo, hanno cambiato il quadro. Questo è l’ultimo dato significativo prima della riunione della prossima settimana della Fed. Le prospettive di inflazione sono considerate attualmente contenute, ma il rischio che l’inflazione scenda significativamente al di sotto dell’obiettivo è per ora svanito. Il tasso di interesse sui Treasury a 10 anni è sceso venerdì alla chiusura più bassa dal 2021 a 3.66%. La BCE, invece, ha abbassato il tasso di riferimento dal 3,75% al 3,5%, ma come previsto ha mantenuto il riserbo sul ritmo e sulla portata delle ulteriori azioni, dato che l’inflazione non è ancora del tutto sconfitta. Di conseguenza, sono calati tutti i rendimenti, con maggiore intensità quelli a scadenze più brevi, in linea con l’inizio dell’allentamento monetario.
Mercato delle materie prime
La caduta del petrolio sotto i 70 dollari al barile è stata arrestata, ma solo per un caso fortuito: l’uragano Francine si è abbattuto nel Golfo del Messico. In realtà, la debole crescita globale, unita a un’abbondante offerta di greggio Brent, ha portato il petrolio al suo prezzo più basso da dicembre 2021. Le recenti tensioni in Medio Oriente hanno avuto un impatto minimo sui prezzi. Al contrario, i problemi economici in Cina hanno aggravato le prospettive del petrolio, almeno fino a quando Francine ha messo a rischio la produzione nelle principali zone di produzione del Golfo. Aziende come Shell Plc ed Exxon Mobil Corp. hanno chiuso circa un quarto della produzione nella regione, evacuando il personale dalle piattaforme. Il prezzo del WTI è sceso martedì, ma è rimbalzato di oltre il 2% nelle negoziazioni di mercoledì, con un risultato settimanale a +1,65%. L’oro ha raggiunto ancora una volta un livello record. Gli investitori si sono riversati sul metallo prezioso in previsione di un ciclo di taglio dei tassi da parte della Fed. Venerdì, i lingotti sono saliti dello 0,5% a 2.570,10 dollari l’oncia, dopo aver raggiunto un nuovo massimo nella sessione precedente. I prezzi sono aumentati di quasi un quarto quest’anno, sostenuti anche dagli acquisti delle banche centrali e dalla forte domanda di beni rifugio a causa dei conflitti in Medio Oriente e in Ucraina. Anche l’argento ha registrato un lieve rialzo, con un aumento di oltre il 10% in settimana.
Mercato dei cambi e Cryptos.
Lo yen è salito al livello più forte contro il dollaro dall’inizio dell’anno, dopo che un membro del consiglio della BOJ ha segnalato che futuri aumenti dei tassi rimangono sul tavolo. L’euro-dollaro è leggermente calato a favore del biglietto verde, in attesa del taglio dei tassi da parte della Fed e della sua entità. Il dollar index è rimasto invariato rispetto alle altre valute a -0.06% settimanale. Il Bitcoin è crollato dopo che le probabilità di Harris di vincere le elezioni sono aumentate al 56% su PredictIt, ma ha chiuso la settimana in positivo a +10,32%, rimanendo però per ora in una fase laterale-ribassista…. forse in attesa di ritestare i 50.000 dollari di inizio agosto.
Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario indipendente, www.pazzagliapartners.it