PORDENONE – È sicuramente uno degli appuntamenti più attesi della 38a edizione delle Giornate del Cinema Muto, in corso al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone, perché Stanlio e Ollio – come dimostra anche il successo del biopic del 2018 – sono stati e rimangono la coppia comica cinematografica più amata di sempre.
Il film che apre la serata di martedì 8 ottobre, alle 20.30, Duck Soup (in replica mercoledì 9 alle 14.30) precede in realtà il loro debutto ufficiale come coppia cinematografica: l’aspetto e l’abbigliamento non sono quelli che conosciamo, qui Stanlio e Ollio (con barba trasandata) appaiono nel ruolo di due vagabondi che cercano di evitare di essere arruolati.
La star del film non dovevano essere loro, ma Madeline Hurlock, una delle “bellezze al bagno” di Mack Sennett, che aveva interpretato anche altri ruoli comici. Inevitabile però che la scena le fosse strappata e fosse tutta della coppia, che da subito dimostra di avere stabilito un perfetto rapporto anche nella differenziazione dei caratteri: timido ed esitante Stanlio, ma alla fine il più intraprendente, e Ollio sicuro di sé e dominante, ma solo in apparenza e spesso in errore. Duck Soup si avvale della travolgente regia Fred Guiol e di Leo McCarey, che riutilizzò nel 1933 lo stesso titolo per un film con i fratelli Marx.
È un onore e un titolo di merito per le Giornate del Cinema Muto presentare in anteprima questo nuovo restauro realizzato grazie al lavoro e alla collaborazione fra la Lobster Films di Parigi, il BFI di Londra e la Library of Congress di Washington (qui era depositato il taglio di censura, ripristinato nella copia delle Giornate, della didascalia “Mio Dio, è nuda!” quando Stanlio vede Madeline Hurlock sotto la doccia).
La serata prosegue in allegria con Beverly of Graustark (Il principe azzurro) di Sidney Franklin, del 1926, commedia appartenente al genere ruritano, con la splendida Marion Davies. La fonte della storia, la vicenda di una figlia della Confederazione scambiata per la principessa del regno (di fantasia) di Graustark, è l’omonimo romanzo del 1904 di George Barr McCutcheon, di qualità mediocre ma che aveva riscosso un enorme successo e da cui erano stati tratti una pièce teatrale di Robert Melville Baker e un film del 1914 con Linda Arvidson.
Grazie alla geniale sceneggiatrice Agnes Christine Johnston, la trama fu radicalmente sfrondata con grande vantaggio per il film di Franklin, il cui umorismo è in gran parte il prodotto delle gag sul tema del travestimento, completamente assenti nel romanzo, e nelle quali emerge tutto il talento per la comicità fisica della Davies, che il New York Herald Tribune salutò come “il ragazzo più carino che abbiate mai visto!”. Di lì a poco la si ritroverà in altri due capolavori della comicità come Show People e The Patsy, entrambi del 1928. Il film si avvantaggia anche dell’equilibrio che il regista riuscì a instaurare fra lo slapstick e l’eleganza dello stile, ulteriormente accentuata dalla fotografia di Percy Hilburn.
Altre donne protagoniste a Pordenone nella giornata di martedì (ore 12) sono Léontine, Maud, Lea, Cunégonde e le altre “odiose ragazze”, le Nasty Women, capaci di portare sconquasso ovunque, insofferenti come sono dell’ordine costituito e delle convenzioni sociali. In questa seconda serie intitolata “Disciplina e anarchia” si esplorano le tensioni tra controllo e libertà che incombono su ogni rappresentazione culturale di radicali mutamenti sociali.
Fra gli undici cortometraggi in programma si segnalano tre titoli con la tremenda ragazzina Léontine, che in Léontine s’envole mette le mani su cinquanta palloncini che la fanno levare in volo; l’italiano Lea salva la posizione (1911), con Lea Giunchi, in cui si parla di donne al lavoro; e il frammento di Mannekängen (Il manichino), una comica svedese del 1913, forse mai completata e distribuita ma che porta la firma di Mauritz Stiller. La protagonista, in cui riecheggia l’allegro anarchismo del Cretinetti di André Deed, è Lili (Lili Ziedner), che scatena un putiferio in un tram e in una sala cinematografica, intromettendosi persino in un film.
Da segnalare, nel programma pomeridiano (ore14.30) la rassegna dedicata ai film del Musée Albert-Kahn, che presenta una selezione di titoli del suo straordinario ma ancora poco esplorato fondo filmico. Noto per il suo ineguagliabile patrimonio fotografico, il museo è il frutto di un visionario filantropo, Albert Kahn, un banchiere francese che ingaggiò privatamente una squadra di fotografi e operatori cinematografici incaricati di costituire un’entità da lui chiamata Archives de la Planète. L’archivio comprende oggi circa 4.000 lastre stereoscopiche, 72.000 fotografie autocrome e 100.000 metri di documentari filmati.
Prosegue la personale dedicata a William S. Hart (ore 9.00) con The Sheriff’s Streak of Yellow (in cui il divo cowboy esibisce la propria abilità nell’arrotolarsi una sigaretta e nell’accendere un fiammifero sull’unghia del pollice), The Taking of Luke McVane e The Gunfighter. In quest’ultimo l’operatore è Joseph August, che nel 1935 avrebbe lavorato con John Ford per Il traditore (The Informer) e che fu uno dei membri fondatori dell’American Society of Cinematographers.
Alle 10.30, per la sezione dedicata alla pubblicità, Tyverier fra Bagdad (I ladri di Bagdad) film d’animazione del 1927. Benché costituiscano chiaramente una minoranza, i cartoni animati pubblicitari, non sono rarissimi nelle collezioni cinematografiche della Biblioteca nazionale norvegese, e Tyverier fra Bagdad ne è un buon esempio.
A seguire, per la rassegna dedicata a Mario Bonnard, viene proiettato Otello (1909) di Gerolamo Lo Savio, titolo di rilievo prodotto dalla Film d’Arte Italiana, girato a Venezia e presentato nella copia a colori della Collezione Komiya Collection del National Film Archive of Japan di Tokyo. Nel ruolo di Otello c’è Ferruccio Garavaglia, consumato attore di teatro al suo debutto cinematografico, mentre la presenza di Bonnard nel film in realtà è dubbia, non essendo stato identificato con certezza.
Il Fauno di Marmo (1920), che porta invece la firma di Bonnard, presentato nella copia della Cineteca Nazionale, è tratto da Nathaniel Hawthorne, un vorticoso dramma di amore e morte, e vanta la presenza di rilievo di Elena Sangro (già in Fabiola e La Gerusalemme liberata di Enrico Guazzoni). Una Roma inedita per la prima e forse unica volta, con scene nelle catacombe di S. Domitilla, nei Musei Capitolini, fra le rovine del Colosseo e perfino nella Basilica di S. Pietro. Il romanzo di Hawthorne esercitò enorme influenza sui turisti inglesi e americani che giungevano in Italia nell’800, alla ricerca dei luoghi del libro.
L’omaggio a Reginald Denny prosegue con la commedia Oh doctor! (ore 15.45) di Harry A. Pollard, il primo dei quattro lungometraggi che l’attore interpretò per la Universal da protagonista nel 1925. Qui è un ipocondriaco affettato e pignolo che vince le proprie paure quando si innamora dell’infermiera che lo assiste, interpretata da una giovane Mary Astor.
Per la sezione Riscoperte e restauri, alle 18, La morte che assolve di Alberto Carlo Lolli, del 1918, l’unico film sopravvissuto con Elettra Raggio. Se per le dive del muto italiano la caratteristica principale è la riconoscibilità immediata della loro identità scenica (certi gesti, sguardi, emozioni reiterate anche in storie diverse) che finisce poi per creare “il mito”, Elettra Raggio predilige l’eterogeneità dei ruoli che le permette di mettere in campo una multiformità espressiva rara per quei tempi. Il suo è un cinema elitario, se vogliamo; sicuramente più sofisticato e misurato, da apprezzare oggi più di ieri.
Un’altra riscoperta alle 18: Nihon Nankyoku Tanken (Spedizione giapponese in Antartide), già presentata alle Giornate del Cinema Muto nel 2011, ora in sala nella versione integrale.
Concludono la terza giornata di festival (ore 22.30) il filmato pubblicitrio Mary og Doug eller da Stockholm og Kristiania stod på hodet (Mary e Doug, ovvero quando Stoccolma e Kristiania furono messe a soqquadro), con Mary Pickford e Douglas Fairbanks; il film di Robert Vignola The Moment Before (Profezia di zingara), con Pauline Frederick; e A Wife by Proxy di John H. Collins.