PORDENONE – Dare un tetto agli ultimi – coloro che hanno perso casa e lavoro – e aiutarli a ricostruirsi una vita indipendente. Sono gli obiettivi del piano “Abitare sociale” del Comune di Pordenone, presentato stamane dal sindaco Alessandro Ciriani e dall’assessore alle politiche sociali Eligio Grizzo.
Nel 2019 il progetto ha inserito 84 nuclei familiari in 22 case di proprietà comunale e 135 persone in altre sistemazioni, mentre 155 sono state sostenute economicamente per le spese connesse all’alloggio. La maggior parte delle abitazioni è «secretata», e cioè a indirizzo anonimo per garantire la privacy e in certi casi anche la sicurezza, come gli appartamenti per le donne che hanno subìto violenza.
L’Abitare sociale à guidato dal Comune capoluogo ma coinvolge tutto il territorio del cosiddetto ambito sociale formato da Pordenone, Porcia, Roveredo in Piano, Cordenons, San Quirino e Zoppola. Il piano è guidato da un pool – formato da servizi sociali comunali, cooperative e organizzazioni assistenziali – che coordina gli interventi e affianca i beneficiari anche dal punto di vista sociale, economico, psicologico e della gestione della casa.
«L’obiettivo – sono state le parole del sindaco Alessandro Ciriani – non è l’assistenza permanente e fine a se stessa, ma accompagnare le persone all’autonomia, costruire con loro un progetto di vita per abbandonare la sistemazione abitativa pubblica e affrancarsi. I tanti milioni che investiamo nel sociale in numerose azioni mirate spesso non si vedono, magari fanno meno clamore di un’opera pubblica – ha concluso – ma sono fondamentali per garantire la coesione sociale e la civiltà di un territorio».
«Gli appartamenti e le soluzioni abitative – ha spiegato Grizzo – sono ben distribuite sul territorio e non concentrate in un unico luogo, come in passato. Ciò per evitare ghetti e, al contrario, fornire un aiuto corretto e concreto. Allo stesso tempo abbiamo intercettato diversi finanziamenti europei per non pesare sulle casse comunali».
L’investimento complessivo è di 547 mila euro. Al progetto hanno partecipato anche tre ditte locali – Meson’s cucine, mobilificio San Giacomo e Gamma Legno – che hanno donato gratuitamente e tempestivamente l’arredo completo per uno degli appartamenti. «Va rivolto un grande grazie a queste aziende per la loro generosità e la virtuosa collaborazione tra pubblico e privato» hanno rimarcato Ciriani e Grizzo.
Vista l’esigenza di proteggere la privacy di abitazioni e inquilini, dopo la presentazione del progetto è stato tagliato simbolicamente un nastro a una casetta di legno in miniatura. A costruirla è stato il falegname del Comune Paolo Pasut che, assieme agli operai comunali, ha provveduto al trasloco e alla sistemazione dei mobili nelle abitazioni.