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venerdì , 5 Dicembre 2025

Oro in calo ma resta sui massimi, mercati euforici tra attese di nuovi tagli Fed e dati occupazionali deboli. Export italiano giù verso gli Usa (-21,2%)

I prezzi dell’oro hanno registrato un lieve calo nel trading asiatico di venerdì, con l’oro spot in flessione dello 0,3% a 3.847,27 dollari l’oncia dopo aver toccato in settimana un massimo storico di 3.897,20 dollari. Nonostante il ritracciamento, il metallo giallo si avvia a chiudere la sua settima settimana consecutiva di guadagni (+2,2%), sostenuto dall’aspettativa diffusa che la Federal Reserve proceda a nuovi tagli dei tassi d’interesse. L’appetito per gli asset rischiosi rimane elevato, con Wall Street che ha inanellato nuovi record grazie all’ottimismo su intelligenza artificiale e allentamento monetario. Al tempo stesso, lo shutdown del governo statunitense non sembra turbare in modo significativo né l’azionario né l’obbligazionario: il Treasury decennale resta stabile intorno al 4,10% con volatilità contenuta.

Sul fronte macro, il rapporto ADP di settembre ha mostrato un taglio di 32.000 posti di lavoro nel settore privato, il calo più marcato da marzo 2023, a fronte di attese per un aumento di 45.000 unità. La revisione al ribasso dei dati di agosto ha aggravato la lettura. Il mercato ha interpretato i dati come un segnale di ulteriore indebolimento del mercato del lavoro, rafforzando le scommesse su altri due tagli dei tassi da parte della Fed entro fine anno.

Bitcoin ha vissuto un forte rimbalzo, guadagnando oltre il 10% nella settimana e superando quota 120.000 dollari per la prima volta da metà agosto. La chiusura del governo USA viene vista da molti investitori come un catalizzatore per gli asset alternativi, in parallelo alla forza dell’oro.

Sul fronte commerciale, i dati diffusi da Istat segnalano ad agosto un calo dell’export verso i Paesi extra-Ue del 7,7% annuo, con un surplus commerciale ridotto a 1,77 miliardi dai 2,79 miliardi dell’anno precedente. La contrazione è attribuibile in larga parte al crollo delle vendite dirette verso gli Stati Uniti (-21,2%), mentre aumentano le esportazioni verso Regno Unito (+4,9%) e Svizzera (+4,7%). Il deficit energetico si riduce a -3,6 miliardi (da -4,2 un anno prima), ma l’avanzo dei prodotti non energetici cala a 5,3 miliardi da circa 7 miliardi.

A livello di mercati, la settimana si chiude con segni positivi sull’azionario globale: MSCI World +1,17% a 4.327,49, S&P 500 +1,17% a 6.715,35, Nasdaq 100 +1,59% a 24.892,76, Eurostoxx 50 +3,32% a 5.645,81 e Ftse Mib +1,54% a 43.078,13. Stabili i governativi: Treasury decennale 4,08% (-0,07% nella settimana), Bund decennale 2,70% (-0,05%) e BTP decennale 3,55% (-0,04%). Tra le materie prime, l’oro avanza del 3,21% a 3.856,01 dollari l’oncia, mentre il petrolio cede il 6,30% scivolando a 61,28 dollari al barile. Sul fronte valutario, l’euro-dollaro chiude a 1,17 (-0,19% nella settimana). Dall’inizio dell’anno, l’azionario resta in forte progresso (Ftse Mib +30,91%, Eurostoxx 50 +18,61%, MSCI World +18,41%), mentre il petrolio perde il 15,43% e l’oro mette a segno un rialzo del 46,96%, confermandosi tra gli asset più brillanti del 2025.

Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario autonomo, www.pazzagliapartners.it

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