Giornate cinema muto, Guerra e Pace con Comerio

PORDENONE – Ben più che “umile e valoroso operatore”, come fu definito in un cinegiornale Luce del 1940 in occasione della morte, fu Luca Comerio. Una figura fondamentale del cinema (e prima della fotografia) ancora da valutare in tutta la sua complessità. Testimone straordinario della storia d’Italia dei primi 40 anni del ‘900 (il suo primo “reportage”, diremmo oggi, risale addirittura al 1898 con la repressione sanguinosa dei moti di Milano ad opera di Bava Beccaris).

Comerio fu sempre in prima linea su tutti i fronti d’azione dei soldati italiani, anteponendo ai desideri propagandistici del committente, lui che era il fotografo ufficiale della Real Casa, l’umana pietà che si deve provare di fronte ai caduti di qualsiasi parte.

Quest’anno le Giornate presentano la terza e ultima parte del progetto dedicato a Comerio, curato da Sergio M. Germani, soffermandosi in particolare sul periodo tra la fine della prima guerra mondiale e l’inizio della seconda che egli non fece in tempo a vedere, senza dimenticare alcune integrazioni sulla guerra italo-turca del 1911 e sul conflitto del ’14-18, come La gloriosa battaglia del 12 marzo a Bengasi nell’oasi delle Due Palme, o La battaglia di Gorizia (a partire dalle 14.30).

Oltre ai documenti storici sulle prime adunate fasciste, quest’anno viene particolarmente messo in luce l’aspetto del Comerio non politico quale traspare in opere quali Il carnevale di Nizza, che anticipa Vigo, o il bellissimo Dal Grappa al mare.

A proposito di Comerio, viene oggi presentato alle 16.30 il volume curato da Luca Mazzei e Maria Assunta Pimpinelli edito dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, La guerra da vicino. Cinema Fotografia e altri media. Campagna di Libia 1911-13. Filmografia.

Sempre martedì 3 ottobre (ore 9.00), i Viaggiatori Sovietici ci portano in Uzbechistan nell’antica città di Bukhara, e nel Pamir, Il tetto del mondo, con il lungometraggio del 1927 per la regia di Vladimir Yerofeyev, un pioniere del cinema di spedizione.

Le riprese documentano molti aspetti dei luoghi attraversati, i bazar del Kirghizistan, le valli e i fiumi, le montagne innevate, ma anche la vita dei pastori nomadi, evitando i facili clichè del primitivismo e descrivendoli invece come popolazione fiera e autosufficiente. Da notare l’attenzione del regista verso la cultura religiosa dei Tagichi del Pamir occidentale, seguaci di una corrente islamica che venerava l’Aga Khan, il dio vivente. In ossequio ai dettami dell’ateismo di stato imposto dal regime comunista, le immagini vengono montate con quelle di fumatori d’oppio e accentuano i contrasti tra stili di vita arcaici e il progresso introdotto dal nuovo corso.

Da segnalare infine per la sezione sul Canone Rivisitato, Aelita del 1924 di Yakov Protazanov (ore 16.30) grande opera sperimentale di fantascienza, e Vem Domer, La prova del fuoco (ore 20.30), del 1922, del maestro svedese Victor Sjöström.

Film di eccezionale bellezza visiva che attirò l’attenzione di Hollywood sul regista, l’opera è una riflessione sul senso di colpa e il bisogno di espiazione in una società cattolica non meglio precisata (potrebbe anche essere l’Italia), ai tempi del primo Rinascimento.




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