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mercoledì , 25 Dicembre 2024

Torna il segno più a Wall Street; in rialzo borse e materie prime

MERCATI AZIONARI

Ottava di borsa positiva per la generalità delle borse internazionali, con i listini che hanno ritrovato una buona tonicità dopo la fase interlocutoria di metà maggio. Un passaggio dove l’S&P 500 ha mimato uno storno di breve, poi limitato a circa il 4%/5% di ribasso, toccando e reagendo dai sostegni in area 4.050 punti.

Sebbene gli spyke del Vix (volatilità) siano stati di un certo rilievo (area 30), la discesa è stata controllata e non troppo dissimile da quanto visto negli altri momenti di debolezza di inizio 2021. Interessante vedere come ancora la rotazione settoriali giochi un ruolo chiave in questi mesi, con i continui cambi di testimone tra i comparti merceologici e, in generale, tra quello che viene definito come ‘’value’’ e ‘’growth’’. L’ottava ha riportato interesse infatti nuovamente sui tech, consentendo un buon recupero anche per quei segmenti di mercato che più avevano sofferto nei mesi scorsi dopo lo ‘champagne’ del 2020 e di inizio 2021. Non solo, a beneficiare di una maggiore propensione al rischio anche altri segmenti di mercato che hanno mostrato correlazione con i titoli a più alta crescita, come quelli a piccola/media capitalizzazione e i paesi emergenti.

Il risultato è comunque quello di avere un S&P 500 molto vicino ai massimi (chiusura settimanale a +1,2% a 4.200 punti) e un Nasdaq 100 che riavvicina quota 14.000, pur segnalando ancora alti e bassi nel corso delle sedute e una costante sensibilità ai tassi di interesse. Il bottino settimanale è legato alla carrellata di dati macro usciti in settimana e che confermano la complessiva buona salute dell’economia americana (sia lato PIL e occupazione, sia lato consumi personali e investimenti aziendali). Questo sfondo va a braccetto con l’andamento delle stime degli utili per il 2021 che rimangono solide e in un continuo trend positivo, un elemento che costituisce un punto di appoggio importante per Wall Street.

Gli spauracchi rimangono i soliti: una Fed costretta ad intervenire sul lato dell’inflazione (diverse case d’affari in settimana hanno prodotto report inclini ad ipotizzare un livello dei prezzi strutturalmente alto) tramite diminuzioni del Quantitative Easing in corso o inasprimenti, più in là nel tempo, dei tassi di interesse. Difficile fare ipotesi in questo momento: da un lato gli indici hanno già accumulato un ottimo rendimento da inizio anno, dall’altro le alternative di investimento risultano ancora poco attraenti per gli investitori.

A livello settoriale, come detto, ben intonati i tecnologici (con alcune nicchie di mercato particolarmente in forma), gli industriali mentre hanno ripiegano i settoriali difensivi. In ambito paesi emergenti, bel movimento di tutta l’area asiatica ed in particolare dei listini cinesi ‘nativi’ (azioni A), con gli investitori che probabilmente hanno intravisto qualche possibile buon buy vista la sottoperformance degli ultimi mesi. Vix a quota 16-17, su livelli quindi bassi, ma restano possibile altri spyke come già intravisto in quest’ultimo mese, specie su elementi speculativi di mercato di breve periodo.

MATERIE PRIME

Positivo l’andamento delle commodities nell’ottava appena conclusa, con il basket in progresso del 2,1%. A contribuire soprattutto la componente energy (petrolio +4,1%), i metalli industriali (+4,7%) e quelle agricole (+4,9%). Meno tonici, ma comunque positivi, i metalli preziosi, con l’oro che con il +1,5% ritocca area 1.900 Dollari l’oncia.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO

Settimana di generale positività per il reddito fisso, con un allentamento delle tensioni sul fronte tassi. Un andamento, quelle delle ultime settimane, che si potrebbe definire ondulatorio, in particolare per quello che riguarda il decennale americano, che ha chiuso l’ottava appena sotto area 1,60%. Il range da inizio mese ha infatti visto degli estremi tra 1,55% e 1,70%, una indicazione di quelle che sono le incertezze degli stessi investitori divisi tra due barricate opposte.

Da una parte chi immagina un’inflazione stabilmente elevata e per un tempo prolungato, scenario che a questo punto andrebbe a corroborare l’ipotesi di yield del decennale Usa al 2% e oltre. Dall’altra parte, chi vede la fiammata inflazionistica già registrata come transitoria e in buona parte già espressa, con i rendimenti che potrebbero a questo punto aver già incorporato buona parte delle aspettative. Le dinamiche analizzate hanno chiaramente riflessi tanto sul mondo azionario (tra i settori, come già ampiamente descritto), quanto sull’asset class delle commodities.

Le materie prime negli ultimi mesi hanno corso in linea con le aspettative di inflazione (attualmente al 2,45% per gli USA e 1,39% per l’Europa, sul frame decennale), salvo raffreddarsi/prendersi una pausa proprio nelle ultime settimane. In tutto questo ci sono ovviamente le banche centrali che mantengono il loro ruolo centrale nelle dinamiche economiche. Difficile pensare che la Fed, in tempi brevi, possa mutare view, con una ripresa che è certamente in fase di consolidamento ma che sarebbe quasi impensabile bloccare in questo momento. Un fattore che potrebbe cambiare le carte in tavole potrebbe essere un dato sull’andamento dei salari, che, per il momento non hanno riflesso le stesse tensioni viste sui prezzi al consumo.

Tornando ai numeri di mercato, la stasi/declino dei rendimenti si è vista tanto in ambito US, quanto in altri governativi (UK, Canada, Australia), con gli ultimi due paesi legati proprio alle dinamiche delle materie prime. L’effetto trascinamento ha coinvolto anche l’Europa, con i titoli di stato degli stati ‘core’ e ‘periferici’ in movimento nella stessa direzione. Ecco infatti che il Bund decennale ritraccia col proprio yield (da -0,10% a -0,20%) e quello italiano riscende rapidamente sotto l’1%(solo poche sedute fa sfiorava l’1,20%). Per quanto riguarda la BCE, da fonti del board dell’istituto di Francoforte, in settimane sono giunte voci abbastanza univoche nel ritenere che le condizioni economiche attuali non giustifichino una riduzione degli acquisti. Per chiudere con il reddito fisso: l’ambiente più rilassato sul fronte tassi favorisce di nuovo emergenti (sia hard che local currency) e corporate Investment Grade ma anche l’high yield ha fatto segnare buoni progressi grazie al tono positivo dell’equity. L’analisi intermarket tra obbligazionario, materie prime ed equity collima quindi in questa fase di mercato.

MERCATO VALUTE

In ambito forex, il cambio Euro Dollaro si mantiene in trend positivo nel breve ma complessivamente non troppo distante da area 1,21-1,22. Tra le altre valute, nuovamente debole la Lira turca ma rappresenta un eccezione tra le emergenti, visti i rafforzamenti invece di Real brasiliano, Yuan e Zar sudafricano. Elevatissima la volatilità sul Bitcoin: dopo i minimi a 30.000 della scorsa ottava, rimbalzo forte che tocca area 40.000 per poi ripiegare nel fine settimana.

Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Autonomo, [email protected]

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