Dall’assemblea dell’Ascom un monito: oltre 400 imprese pronte alla chiusura

PORDENONE – Sono circa quattrocento le imprese del settore del terziario nel Friuli occidentale a fortissimo rischio chiusura, a un anno dalla pandemia scoppiata nel marzo 2020. Sono ristoranti, bar, negozi, attività legate al turismo e ai servizi.

Attualmente, sopravvivono solo grazie agli aiuti economici e ai ristori e potrebbero chiudere nei prossimi mesi. Tra queste ci sono circa 200 attività legate al commercio, cento nell’ambito della ricezione turistica e altre cento nei servizi più in generale.

Una “fotografia” del comparto mercantile è emersa ieri sera, 12 aprile, durante l’assemblea provinciale dell’Ascom organizzata online, alla presenza anche del governatore Massimiliano Fedriga e del sindaco di Pordenone Alessandro Ciriani.

Dall’indagine emerge che la provincia di Pordenone concentra il 25% di tutte le imprese del Friuli Venezia Giulia. Oltre il 63% delle imprese di Pordenone sono imprese del commercio, del turismo e dei servizi. Nel corso del 2020 è stato registrato un forte calo delle nascite delle nuove imprese: -16% rispetto al 2019. La diminuzione è stata pressoché identica sia in Regione sia nella provincia di Pordenone. Nel 2020 si è assistito anche ad un brusco calo delle cessazioni di impresa: -8% di imprese cessate a Pordenone, a fronte delle quali tuttavia si stimano circa 400 imprese cosiddette “zombie”, imprese ormai non più operative ma che non hanno ancora formalizzato la propria condizione.

Brusco calo del livello di fiducia generale delle imprese del terziario di Pordenone. Il dato di Pordenone (Indicatore=19 su una scala da 0 a 100) tuttavia è superiore sia rispetto alla media delle imprese a livello regionale (indicatore=15), sia alla media delle imprese del terziario a livello Italia (indicatore=13). Pur restando drammatica, va leggermente meglio la situazione per quanto concerne la fiducia degli imprenditori del terziario nell’andamento della propria impresa. L’indicatore di Pordenone è pari a 28, un dato anche in questo caso superiore rispetto a quello registrato dalla media regionale e nazionale.

Quanto agli interventi, il presidente dell’associazione Alberto Marchiori ha rilevato che “la crisi sanitaria e le chiusure a intermittenza nel corso di quest’ultimo anno hanno messo in ginocchio le imprese del terziario; queste, però, dimostrano di avere coraggio e di voler ripartire con voglia di futuro”.

Marchiori chiede alla Regione un ulteriore impegno: «Adesso è il momento di correre con i decreti attuativi della legge SviluppoImpresa. Lì ci sono i ristori per i proprietari che abbassano i canoni di affitto e una serie di provvedimenti per la rigenerazione urbana e quindi del commercio nei centri storici”.

A dare un segno di speranza dal momento che campagna vaccinale è partita più velocemente e in prospettiva dell’apertura della prossima stagione, c’è stata l’analisi dell’economista e presidente di Friuladria Credit Agricole Chiara Mio che partendo dalle previsioni del Pil ha detto che «per recuperare ci vorranno due anni.

I consumi avranno bisogno di più tempo, tutto questo al netto dei fondi Nexit generation Eu, da spendere e investire entro il 2025. Le famiglie in questo momento hanno paura del futuro. Mai come in questo momento le banche hanno avuto tanti depositi liquidi. Se l’occupazione terrà -le banche chiedono la proroga delle moratorie, anche sui debiti- la propensione al risparmio rientrerà e aumenteranno i consumi».




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